Montoro. L’antico complesso conventuale di S.Giacomo del 1100 lasciato all’incuria
Il complesso conventuale di S. Giacomo -noto nelle documentazioni storiche come S. Giacomo di Mercatello o di Antepasso- è sito al centro della piana di Montoro (AV),tra i casali di S. Felice e S. Eustachio. Da fonti documentali si apprende che la chiesa e i suoi benefici erano pervenuti all’Abbazia di Materdomini nell’anno 1192, a seguito di una donazione dei fratelli de Avella (ben presto divenuta Grancia. godeva delle rendite di molte proprietà, non solo in Montoro, ma anche in San Severino e dintorni).La chiesa di San Giacomo, databile alla fine del XII secolo, è il nucleo principale di vari corpi di fabbrica tuttora esistenti che, nonostante i diversi usi e trasformazioni avvenuti nel tempo, conservano ancora oggi la loro originaria caratteristica di ex insula conventuale. I corpi di fabbrica presenti sono, oltre la chiesa, la contigua dipendenza abitativa dei monaci, i modesti locali ad uso deposito-stalla e un palazzetto colonico ottocentesco. L’area strettamente annessa al complesso è invece costituita da un piccolo cortile, con pozzo, la cui quota campagna è attualmente ad un livello di poco superiore a quello originario.
La chiesa e le strutture edilizie annesse sono oggi allo stato di rovina. Solo quello che doveva essere l’ambiente conventuale vero e proprio, adiacente la chiesa (a sinistra guardando il prospetto principale), è stato ristrutturato con i fondi stanziati a seguito del sisma del 1980 (sono ancora visibili i pilastri con capitello a ‘stampella’, lasciati a vista ai lati di un vano e la prima rampa di una scala esterna in muratura, oggi interdetta, che permetteva l’accesso agli ambienti conventuali).
La chiesa con orientamento est-ovest è a tre navate chiuse da absidi semicircolari. Le navate laterali presentano delle coperture costituiti da volte a crociera in accoltellato di tufo grigio locale, così come, dello stesso materiale, è la volta a botte lunettata che copre la navata centrale. Le fondazioni e le strutture di elevazione sono realizzate con pietrame e malta. Il tetto, in corrispondenza della navata centrale, è a due spioventi, mentre sulle due navate laterali doveva esserci una copertura a falda unica. Al di sopra della navata destra sono visibili i resti di piccole celle, dimore dei monaci, accessibili da un ‘passetto’ ancora oggi visibile nell’angolo sud-ovest. Questo corpo di fabbrica deve essere stato frutto di una sopraelevazione, testimoniata dalla presenza di tracce di una precedente copertura a quota più bassa, di cui sono tuttora visibili le tegole laterizie.
Sull’asse prospettico centrale di facciata, al di sopra del protiro d’ingresso, sono individuabili i resti di una torre campanaria. In facciata sono distinguibili tre livelli: alla base l’ingresso alla chiesa contraddistinto dalla presenza di un arco ogivale realizzato con conci di tufo grigio; un secondo livello sorretto da volta a crociera con un vano ove si apre una monofora ad arco, il terzo livello (la cella campanaria) coperto da un tetto a due spioventi, che presenta una feritoia in ciascuna parete laterale ed una piccola finestra in quella posteriore.
In alcuni punti, all’esterno, si è individuato la presenza di intonaco realizzato con materiali tradizionali, calce e sabbia, con l’aggiunta di frammenti laterizi (cd. rincocciatura). All’interno della chiesa, le picchiettature dell’arricciatura fanno presumere che doveva essere completamente affrescata: sono ancora visibili i pochi resti di affreschi in una cappella, ove s’intravedono le aureole d’una Madonna con Bambino, con l’orlo rosso del riquadro di fondo .
La porta d’ingresso alla chiesa è in legno di castagno ed il vano che la delimita è sostenuto da un architrave sempre in legno. All’interno si susseguono pilastri rettangolari che sostengono archi a sesto acuto e scandiscono l’euritmia compositiva dell’organismo architettonico. La zona presbiteriale, in origine probabilmente delimitata da una balaustra, è sopraelevata di un gradino ed ospita, secondo la più classica disposizione, un altare in muratura e stucchi, di cui ancora si può ammirare la geometria dei decori. Nella parte terminale della pavimentazione della navata centrale, si riscontra la presenza di una botola delimitata da cordoli in pietra calcarea, che doveva consentire l’accesso ad una sottostante cripta , allo stato completamente riempita di detriti. Del pavimento è scomparsa qualsiasi traccia, né è possibile ipotizzarne la natura per l’assenza di qualsiasi riferimento a materiali o a documenti. Alle spalle dell’altare la luce proviene da un oecus ellittico posto nella parete di uno dei tre absidi (quello centrale), da una finestra nella parete di destra e da altre tre, parzialmente chiuse, lungo la navata sinistra.
P.F.